Transiti d'identità:
"RITRATTO DI IGNORA"
Olio su tela cm. 50 x 70
Una parte della
Recensione
di
ALFREDO PASOLINO
(Critico e Storico dell'Arte
internazionale)
- Esperto d'Arte moderna -
Per combattere il degrado moderno della pittura, il poeta-pittore-musicista
pugliese CORRADO LAGONIGRO, nell'opera
"RITRATTO DI SIGNORA"si ispira a una
Ri-nascita innovativa di quello spirito ricco di suggestioni della bellezza
interiore, evitando scrupolosamente di cadere nei modelli canonici della
Maniera, a una Scuola idealizzata, in cui le macchine e l'attuale tecnologia non
hanno inquinato per lui la mente e ogni cosa...
L'intento del pittore ritrattista LAGONIGRO è quello di svolgere il soggetto, come una pittura di
carattere: Come se la narrazione di spiccata attualità, fosse un
linguaggio psicodrammatico purificato dal sottile umorismo dello sguardo intriso
di delicata ironia.
Ben modellato nel volume, sono i valori lineari e
coloristici a costruire l'immagine, secondo le sue reali fattezze.
L'arte ritrattista di Lagonigro va decisamente contro gli stereotipi
cognitivi che vedono la psiche dialogare con i feticci figurali, imposti dalla
società.
Attraverso un'aristocratica definizione espressiva del segno e del colore,
l'artista porta in scena alterità altre e solarità espressiva del viso,
contraddistinguendosi per la libertà del linguaggio espressivo, ad un
arte che ha nella figurazione la sua base di principio, amalgamando una cromia
che associa la passionalità dello sguardo dimensionalmente intuitivo alla
saggezza della penombra, simulacro dell'esperienza del vissuto, dando così
origine ad una riflessione speculare del profondo grembo inconscio.
Lagonigro ha il dono della visione globale oggettiva-soggettiva, frutto di una
poliedrica esperienza della ritrovata libertà interiore.
All'artista pugliese è concesso così il dono del lume del talento, che sia
polimorfo, emulsionando sensazioni emotive di pittura, musica e poesia; e in
ciascuna di esse di scoprirne il segreto tonico di una tavolozza di piacevolezze
nella realizzazione.
E' un privilegio, un lusso stupendo dimostrato nella parte esecutiva del
ritratto, di provare quasi invidia, per la freschezza e l'immediatezza
dell'èlan vital che traspira dallo sguardo della donna ritratta, quasi un
perpetuarsi dialogico indotto emotivamente sull'osservatore, un eterno divenire
del capolavoro d'arte, tra scenari intuibili e crocevia di incontri d'anima,
portano a un avventura del talento di carpirne i segreti dell'incessante moto
interiore della bella signora ritratta : vivere di cultura e arte per il
soggetto-modello è ... quasi tenere continuamente contro l'orecchio una
conchiglia strappata al mare dell'attualità; il suo perpetuo rombo sveglia la
sua immaginazione. LAGONIGRO ha in questo capolavoro, conquistato una
sua cifra stilistica innovativa, tra il RITRATTO DI SIGNORA e l'universo delle
galassie ritrattistiche. Nulla che assomigli a un mero esercizio estetico,
bensì una forte accensione di sensazioni emotive, che accoglie e fonde tecnica e
cuore. questo è il cuore della trasmutazione metaforica della psicovisione,
del ritmo colorista. E' il colore spirituale,
la sua dinamica evanescenza di
atmosfere frutto di traduzioni di ogni segreto intimista della donna ritratta.
E
in effetti, come sostengono gli studi di C.Gustav
Jung, agisce sull'inconscio,
dando forza spirituale e ispirazione all'icona da ritrarre... Queste raffinate
delicate accensioni di energia, già tradita nella carica espressiva del
volto femminile, esprimono con l'energia pura risultante, archetipale del
soggetto, una forza legata alla vitalità dell'impasto cromatico,
all'intimo
accoglimento del blu consociato, ad esprimere il desiderio di elevazione
della coscienza umana. sono i colori della volontà di essere diversi,
delle
metamorfosi intellettive, delle transizioni, ma anche della fascinazione
sensuale.
Leonardo da Vinci era convinto che in questi colori in amalgama, le
loro energie, aumentassero di dieci volte la fantasia.
Quando Corrado Lagonigro dipinge, aspira ad isolarsi completamente, per cercare di creare un universo
tutto suo, isolato da ogni riferimento spazio temporale e il cui abbandono
sia il più completo possibile, quasi che a condurlo siano le musa dell'arte,
e loro a muovere la sua mano, e il pennello stesso, quasi mistico ed estatico
in
un transito di identità che produce una fusione totale tra l'artefice e l'opera,
per un sentimento emozionale di trascrizioni delle sensazioni. Un bisogno
interiore di plasmare, di teorizzare nuove idee movendosi dal pensiero-ideale,
lasciando scorrere intuitivamente, per indotto, nella sua mente.
Libera espressione della sua germinativa creatività, il ritratto icona della
bellezza femminile, donna, ma non solo per una bellezza ideale, diventa il
riferimento primo di racconti dell'anima, a interiorizzare la realtà per
restituircela in una dimensione che, trasfigurando l'oggettività dei dati,
si fa
metafora di vita, simbolo dello spirito, tanto caro ad
Apollinaire: "Una bellezza che non sia più soltanto espressione orgogliosa della
specie, ma espressione dell'Uni-verso,
nella misura in cui esso s'è umanizzato
nella luce dell'essenza individuale".
Il Ritratto di Signora vive in
un'invenzione colorista della percezione interiore,
che accende i timbri
vivaci della pienezza dell'immagine. Una caratterizzazione, la sua, che viene
enfatizzata dalla ricerca continua nella costruzione pittorica, per una resa
d'effetto, da cui il forte impatto visivo consente collegamenti sul versante
esistenziale trasmutato a specchio introspettivo. La sua ispirazione nell'opera,
e dei colori sfumati e gamme tonali che, in un ambiente crepuscolare, cui
l'artista ama sostare nella penombra del subconscio, specchio delle estreme
interiorità fra razionalità ed istinto, e il soggetto ritratto non è altro
che la rappresentazione di un'osmosi di idealità tra l'artefice e il
dipinto, in conformità con la celebre teoria Nietzsche,della distinzione tra
apollineo e dionisiaco.
Il soggetto ritratto induce alla riflessione su noi
stessi e su ciò che siamo o possiamo diventare col passar del tempo, con
lo sviluppo della coscienza. L'atmosfera suscitata è interrogazione sul vivere,
inquietudine visiva sull'oltre..., che la forte preponderanza dell'energia liberatesi dal colore, induce alle più
recesse riflessioni di scavo nelle
segrete stanze dell'anima. Lagonigro conosce il suo tempo psicodimensionale:
la sua ritrattistica è riconducibile a desideri di perfezione, di emulazione della
bellezza del creato, alla rappresentazione spettacolare che emana dal
ritratto, chiario-scurale, forse di allusività problematiche del
risveglio sulle
strade dell'essere e dell'esserci, slegate dal ciclo oggettivo dell'apparenza.
Un'opera, una poesia viva, nel senso che un solo sguardo e in
quel sorriso quasi
enigmatico, tentano di fare emergere in superficie, processi interiori atavici,
inesprimibili con un linguaggio corrente, archetipi di un interpretazione senza
tempo.
Lo scopo etico di questo dipinto, ci induce alla lettura emotiva del soggetto,
non ancora metamorfizzato e in preda al comportamento mediatico globale delle
mode, specchio di una società che tende a standardizzare, alienando il suo
-io- più vero e genuino. Il volto in parte ombreggiato intriso dal lavorio incessante
della luce interiore in sinergia con quella del realismo tridimensionale,
è lo
specchio segreto per aprirsi un varco tra psicodramma della tensione
e l'altro fronte del magnetismo spettacolare,
quasi teatralizzante che, accenti
molto intensi, con lo sguardo impone domande all'osservatore.
Nell'universo
infinito dell'umano all'improvviso compare la ricerca del gesto e
dell'espressione materiale, una strada non facile perchè già percorsa da molta
arte moderna, alla ricerca di sottili connessioni con il classico. Dunque,
un ritratto costruito su un vertiginoso iperrealismo con cui
Lagonigro con poche
decise pennellate, rilancia la scommessa di un'arte non cerebrale,
non provocatoria, ma innervata ad esso, e
potentemente attuale. Chi non
vorrebbe- per sentirsi appieno madre e figlia del proprio tempo- farsi ritrarre
da Lagonigro? Avrebbe la certezza di riconoscersi nel dipinto, e di
ritrovarsi trasfigurato da una tecnica assolutamente
contemporanea.
qui tutto è sottratto alla storia, slegato dal fatto compiuto,
poeticamente consegnato alla prospettiva dell'eternità.
Alfredo
Pasolino
Critico d'arte
La stessa recensione ( versione
integrale) è stata pubblicata nel
GIORNALE TRIMESTRALE PIEMONTESE
"VERSO L'ARTE"
di
GIOVANNA BARBERO.
N°2408 - del 31 OTTOBRE 2011
distribuito in Italia e all'estero.